Questo manoscritto, tratto dalle Antichità Formiane, Pasquale Mattej ( 1813 – 1879) ci fa una descrizione minuziosa sul posizionamento di una antichissima Fontana di Rialto, ad un tiro di balestra dall’epitaffio e sul ” sul ciglione” di levante dello stesso grande fossato.
Ci spiega inoltre l’origine del toponimo “Rialto” e che la parola “Maiorino“, proviene da “Major rivus” che, all’epoca del Mattej, costituiva il confine orientale del centro storico del Comune di Castellone e Mola.
“Un bel ponte di pietra su cui si attraversa la strada che accenna a Roma è a capo del paese di Castellone congiungendo le sponde di una valle piacevolissima.
Un marmoreo epitaffio innalzato sul destro parapetto è il solo ornamento di quello, e sta a ricordare il Viceré Spagnuolo che sotto il Regno del Secondo Filippo gettavane le prime fondamenta, impoverendo dei quadroni di travertino i mausolei e le tombe Romane antiche che informi, e quasi scheletri giacciono ancora in quelle vicinanze.
Alla destra del suddetto ponte ed accosto all’Epitaffio si schiude un sentiero sul ciglione della Valle sottoposta, il quale mette capo dopo un trar di balestra ad una Fonte pubblica antichissima.
Di questa appena avanza qualche reliquia perché si possa dire un tempo essere stata adornata, né priva di orrore e negletta com’è al presente.
Essa vien appellata dal nome della contrada: La Fontana di Rialto. La quale denominazione (non sarà inopportuno il seguente rischiaramento istorico) trae da rivum altum, perché così ai tempi dell’antica Formia veniva detto il ruscello che scorre placidamente in fondo a quella Valle, e formava della stessa Città il confine occidentale siccome l’orientale costituivano il major rivus, oggi corrottamente Maiorino, altro ma più copioso rivo che scorre contenuto in formali di fabbrica nel mezzo di Mola. “
La prima immagine, allegata a questo post è un dipinto, attribuito al nostro concittadino, che ci permette di conoscere come erano i luoghi di Rialto, attorno alla metà dell’ottocento, quando ancora non c’era la ” Via Olivetani” che oggi dal Ponte di Rialto conduce a Piazza S.Erasmo, in passato chiamata: Piazza S. Ermo.
Le foto successive mostrano, in una proprietà in Via Olivetani, un vecchio possente muro di epoca romana del periodo repubblicano, segnalatomi dall’amico Jeanpierre Maggiacomo, a circa cento metri circa dal ponte aragonese fatto restaurare dal Re Filippo ll nel 1568.
Considerato che cento metri sono compatibili con un tiro di balestra e che nell’ottocento l’attuale luogo era un “ciglione del rivum altum”, questo inedito muro, arcuato e ricoperto di cocciopesto per un metro di altezza, non può che essere il muro posto dietro l’antica Fontana di Rialto disegnata dal Mattej.
Altro particolare interessante è che il flusso sorgivo di questa fontana andava a rifornire anche un sottostante pozzo ricoperto negli anni sessanta, chiamato Pozzo di Rialto, che io ricordo benissimo da bambino e da adolescente.
Risulta quindi facile ipotizzare che questo vecchio e possente muro, che fu all’interno del “Borsale appartenuto ai Monaci Olivetani “, possa essere stato il resto di una grande costruzione circolare, utilizzato per molti secoli come spalla di una fontana disegnata da diversi pittori del Gran Tour del Settecento e dell’ottocento.
Ritengo che il Mattej, per dipingere l’opera della foto n. 1, abbia collocato il suo cavalletto da pittore proprio nei pressi di questo muro, per cui nel dipinto fu costretto a posizionare la Fontana in un’area più sottostante della scarpata del fossato.
Ma nella sua descrizione, il. Mattej pone la Fontana di Rialto su “un sentiero sul ciglione della valle sottoposta”.
Esattamente dove, per mia volontà e con l’autorizzazione e la compiacenza dei proprietari dell’area, l’amico Fausto Forcina ha scattato le foto contenute in questo articolo.