Quanto sopra scritto e’ esattamente riferito da Plutarco ( 45 – 120 d C.) che nacque un secolo dopo la morte di Cicerone.
Cicerone era quindi sicuro che con la sua cultura e le sue capacità sarebbe diventato più famoso della Gens Scauro e della Gens Catulo.
Ma chi erano ” gli Scauri e i Catuli ” citati da Plutarco ?
Chi , come Cicerone, amava villeggiare a Formia non poteva non conoscere queste due nobili famiglie che vantavano familiari giunti al Consolato nel periodo Repubblicano.
La Gens ” Scauro” era una nobile e ricca famiglia di militari di cui il più famoso fu Marco Emilio Scauro sepolto a Pompei. La Gens ” Catulo” era ben attestata nel Formiano tant’è che Cicerone, in una sua lettera, parla del suo confinante a Formia ” Sebosio, quello amico di Catulo”
Non a caso , nel nostro Museo Archeologico sono conservate due lastre funerarie legate tra loro e dedicate a Gaio Cesio Catulo e ad un cagnolino scolpito dato che il soprannome “Catulo ” significa proprio ” cagnolino”. Uno dei rari casi di monumento funebre con ” immagine onomastica” come fu definita dall’epigrafista Lidio Gasperini nell’articolo sul Formianum VI 1998 pag. 53.
La ” Formianita’ ” di Marco Tullio Cicerone è quindi anche corroborata da questi confronti e da queste amicizie che inevitabilmente avvennero anche per motivi professionali ( orazione Pro- Aemilio Scauro in un processo per concussione ) .
Cicerone , quando acquisto’ la Villa di Formia intorno all’anno ’70 a.C. , sapeva che avrebbe potuto conoscere personaggi importanti e forse anche Pompeo Magno ( 106 – 48 a C) da molti studiosi considerato proprietario di immobili nel ” Formiano” frequentato , tra l’altro , anche da Scipione l’Africano, come riporta Tito Livio e Gesualdo, e da Lucio Afranio che fu Console nel 60 a. C. assieme a Pompeo.
A Formia poté conoscere Lucio Munazio Planco che difese in un processo di corruzione e Lucio Calpurnio Bestia che difese per sei volte in quanto accusato anch’egli per brogli elettorali .
Quest’ultimo era il padre adottivo di Lucio Sempronio Atratino ( proprio quello del Mausoleo Atratino ) che , politicamente legato a Cesare , denunciò, assieme a Publio Clodio, l’amico e allievo di Cicerone: Marco Celio Rufo ( una sua villa a Formia) ottimamente difeso con l’orazione ” ciceroniana” Pro- Caelio.
Anche l’orazione Pro-Murena fu scritta da Cicerone per difendere questo personaggio Formiano suo amico, accusato di brogli in una elezione, e che divenne poi cognato di Mecenate che sposò sua sorella per adozione : Terenzia, detta anche Terentilla.
Cicerone scrisse ad Attico che la sua dimora di Formia era diventata un “Tribunale” con una lunga fila di clienti e potenti personaggi romani a chiedere di essere ricevuti.
” Basilicam habeo, non villam, frequentia Formianorum….. ” così scrisse al suo amico.
Cicerone sapeva quindi che Formia era frequentata dagli uomini più potenti di Roma e che anche Omero scrisse versi per raccontare episodi formiani vissuti da Ulisse .
Virgilio poi, contemporaneo di Cicerone, vi collochera’ una tappa del viaggio di Enea.
Nel ’49 a.C. , durante la guerra civile tra Cesare e Pompeo, Cicerone soggiorno’ diversi mesi a Formia , dove ricevette la visita di Cesare.
Altro episodio importante è la visita di Cesare ” Dux ” avvenuta a Formia nel ’45 sempre nella dimora di Cicerone, come comunicato ad Attico e narrato da Erasmo Gesualdo.
Quando nel ’43 Cicerone, trovandosi nella Villa del Tuscolo, seppe della sua condanna a morte decisa dal Triumvirato in seduta su un’isola fluviale vicino Bologna, pensò di riparare nella sua villa di Formia da dove sarebbe partito via mare per la Grecia. Fu sfortunato perche’ in quei primi giorni di dicembre un vento proveniente da est , che oggi è chiamato ” Grecale” e che durava anche allora due/tre giorni come adesso, impedì la partenza resa difficoltosa anche dalle vele quadre latine di quei tempi.
In una lettera scritta ad Attico, il 19 maggio del 49 a. C., Cicerone scrisse:
“Formia nunc sequimur, eadem nos fortasse furiae persequentur”
“Per il momento mi dirigo a Formia, forse le medesime furie vendicatrici (si riferiva a Cesare e ai suoi soldati) mi seguiranno laggiù”.
In questa occasione, come poi avverrà anche nel ’43, Cicerone aveva forse desiderato di
vivere a Formia gli ultimi istanti della sua vita.
Gli antenati degli amici di Arpino hanno visto nascere questo grande Oratore , ma i nostri avi lo hanno visto in vita e morire nelle nostre terre che conservano, non uno, ma due sepolcri riferibili alla famiglia di Marco Tullio Cicerone.