In occasione di una mia ricerca presso L’Archivio Storico di Formia, ho avuto la possibilità di visionare tutti gli ambienti del piano terra del Fortilizio dove è sistemato lo stesso Archivio.
Conoscevo già gli ambienti del primo piano per le numerose esposizioni e manifestazioni varie ivi allestite.
Il termine “Fortilizio” non è usato impropriamente. È sicuramente il termine che più si addice a quel complesso difensivo che noi abbiamo sempre chiamato Castello di Mola o semplicemente Torre di Mola quando quasi tutte le strutture erano ridotte in macerie.
Se escludiamo l’aspetto esterno ancora ammalorato del Torrione cilindrico, il risultato della ristrutturazione degli ambienti può ritenersi soddisfacente.
Dai miei ricordi di come era il sito danneggiato dalla guerra, mai avrei potuto immaginare che attorno alla Torre potessero esserci una decina di ambienti al piano terra e altrettanti al primo piano oltre a terrazzi e spazi esterni alcuni anche di notevoli dimensioni.
La storia del Castello di Mola è complessa specie per gli avvicendamenti tra Angioini, Aragonesi e Caetani, ma cercherò di renderla più semplice limitandomi alle cose più importanti e più significative rispettando la cronologia degli eventi che ne facilita la comprensione.
Fu Carlo II d’Angiò, re di Napoli, nel 1289 ad avere avuto l’idea e la volontà di costruire un piccolo avamposto a Mola allo scopo di una maggiore fortificazione di Gaeta. Il Torrione cilindrico alto 27 metri, con 15 metri di diametro esterno e mura iniziali alla base oltre 2 metri, era al centro di una cinta muraria lunga 200 metri con mura a piombo dalla parte di terra e oblique ,come i bastioni di Gaeta, dalla parte di mare.
Su questi bastioni a forma esagonale e non eccessivamente alti, due Torri quadrangolari a due piani posti ad ovest e a sud, ora non più visibili.
Le porte erano due una detta di Terra e l’altra di Mare per l’imbarco e lo sbarco di uomini e materiali.
Al piano terra lato est è ancora visibile una piccola piazza d’armi con tracce chiare di cucine sulla parete lato est. In un angolo sono state trovati resti di un piccolo Cimitero in uso ai castellani.
Il piano terra era totalmente destinato agli alloggi per dodici soldati, alle stalle per i cavalli e agli uffici per le incombenze amministrative.
La Torre aveva ed ha tuttora tre ambienti, uno sull’altro. Il piano terra era adibito a carcere provvisorio per i rei in attesa di processo che veniva celebrato al piano superiore comunicante con il carcere sottostante tramite una scala di legno interna. Ora il carcere è raggiungibile dal piano terra con una portone esterno.
Sulla sommità in tempi più vicini a noi avremmo visto sventolare una bandiera , due cannoncini di bronzo e due spingarde che erano grossi fucili montati su cavalletti.
Tutto il primo piano era riservato al Regio Castellano che vi abitava con la sua famiglia.
All’ingresso della porta di Terra, a sinistra è visibile ancora oggi una capiente Cappella Gentilizia riservata alle funzioni religiose degli occupanti e dedicata all’Arcangelo S.,Michele protettore del Castello.
Nel 1460 il re Ferrante I d’Aragona , (famiglia subentrata agli Angioini nel 1435) concesse la Signoria del Castello di Mola a Nicola Caetani, nominandolo Consigliere di stato e con acquisizione del titolo di “Caetani di Castelmola” con tanto di stemma di famiglia (vedi foto).
L’atto di assegnazione del 5/3/1460 parla di “Nicolai Caytano”
Dimenticavo di dire che gli occupanti del Castello di Mola, rispetto al territorio circostante, avevano un’autonomia amministrativa in quanto dipendenti da Gaeta e gestivano altresì un controllo daziario che durò fino al 1800.
Agli inizi del 1800 con l’avvento dei Francesi e di Giuseppe Napoleone re di Napoli (chiamato anche Giuseppe Bonaparte ) il diritto dei Caetani fu disconosciuto e il Castello fu abbandonato nel 1815 fino a quando, scomparsi i Francesi, l’ultimo erede, il Conte di Castelmola Onorato Xll, nel 1880 lo restaurò aggiungendovi il meraviglioso portale di marmo del sedicesimo secolo , di stile rinascimentale, comprato all’asta a Gaeta dopo l’assedio del 1861 e riveniente dal Palazzo Guastaferri di piazza Cavallo.
Di nuovo abbandonato perché distrutto nell’ultima guerra mondiale, il complesso difensivo divenuto un mucchio di macerie ,ma ancora privato ,fu acquistato dalla Provincia che lo ha restaurato , arredato e nel 2012 lo ha donato alla Città di Formia.
L’ultima notizia è tutta archeologica dal momento che si è scoperto che il Castello fu costruito su una parte delle terme romane, ancora visibili dalla pavimentazione in vetro trasparente, utilizzata su molti ambienti del piano terra, che lascia ben vedere parti del Calidarium del Frigidarium nonché dei canali di scorrimento delle acque calde e fredde.
Curiosità: IL PORTALE DELLA TORRE DI MOLA DI FORMIA
Prima e dopo gli eventi bellici del secolo scorso
Raffaele Capolino
LA PORTA DEGLI SPAGNOLI AL CASTELLO DI MOLA – FORMIA.
Fu costruita a fianco al Castello di Mola, durante il periodo Aragonese, tra il 1400 e il 1500, così come narrato nel 1885 dal Conte di Castelmola Onorato Gaetani, dodicesimo proprietario dello stesso complesso fortilizio.
“……… sotto il dominio spagnuolo fu dal Governo ordinata la costruzione d’una gran porta sulla pubblica via tra il mare accosto al portone d’ingresso, e quello del fabbricato di rincontro, di tal che fosse in tempo di notte inibita l’entrata e l’uscita dal paese, meno nei casi urgenti, e di Regio servizio: e questa porta si chiamava Porta degli Spagnuoli, alla quale era addetta una guardia.
La porta fu abolita nell’anno 1799 dalle armi repubblicane Francesi, e l’arco in fabbrica sotto di cui essa stava fu demolito nell’anno 1851, ed in questa occasione l’amministrazione pubblica incanalo’ a sue spese, sotto il selciato della strada, l’acquedotto che porta l’acqua al Castello, e che prima passava sull’arco in fabbrica anzidetto. ”
Si comprende quindi che la porta con l’arco costruita dagli Aragonesi, fungeva anche da acquedotto sopraelevato, molto probabilmente collegato, all’esterno, con l’acquedotto romano di cui oggi vediamo i resti.
Nel 1799, quando i francesi comandati dal Generale Rey si impossessarono del Castello, due cannoni e due spingarde furono gettate dall’alto della Torre nella sottoposta piazza d’armi, perché era impossible scenderli per la scala interna.
Nel 1860 i piemontesi all’ordine del l’Ammiraglio Persano bombardarono il Castello pensando che fosse un fortilizio pieno di soldati.
Questa è la storia della Porta orientale , detta anche Porta degli Spagnuoli, ma l’antica Mola aveva altre due porte.
La Porta occidentale ,detta Porta dei Francesi o dell’Orologio, abbattuta nel periodo del Podestà Felice Tonetti, e una Porta a settentrione nel Maiorino , abbattuta anch’essa nei primi anni del secolo scorso.
Quest’ultima Porta, detta anche “Arco del Maiorino” è stata già oggetto, in passato, di un mio articolo.