Le lettere fotografate RVV potrebbero essere parti di una iscrizione funebre dedicato a Marco Vitruvio Pollione o a un suo omonimo, considerato che ha Formia sono state rinvenute il maggior numero di epigrafi riguardanti la Gens Vitruvia dopo la città di Roma:
Sappiamo che i romani usavano la lettera V sia per scrivere U sia per scrivere V.
Le tre lettere, misteriosamente precedute da segni naturali che somigliano ad un a T , hanno un’altezza di ben 24 cm impiegate solo per personaggi romani di grande spessore.
È molto probabile che rimuovendo il muro trasversale al reperto possa uscire il nome intero VITRVVIO, certamente in più parti.
Lo stesso Mattej sostiene che di fronte a questa scritta , occlusa da questo muro trasversale costruito successivamente senza alcuna funzione statica ma solo per creare un salto delle acque, sono presenti altre parti epigrafiche del sepolcro di Vitruvio da lui viste .
In conclusione bisognerebbe togliere le parti estreme del muro trasversale per trovare tutto quanto riferito dal Mattej e scritto sul sepolcro di Marco Vitruvio Pollione , originariamente posizionato sull’Appia Antica nella zona di S.Remigio a Formia tra il Sepolcro romano ottagonale e il Torrente di Taliente.
Il lavoro di rimozione può essere eseguito in pochissimi giorni se non addirittura in poche ore anche se occorre ben valutare le situazioni di sicurezza a causa di una struttura molto fatiscente dell’arco superiore.
Altro particolare interessante è stato il ritrovamento da parte dell’amico Luciano Simione , sotto rovi ed erbacce, di una pietra calcarea murata nella stessa spalla orientale del ponte, a un paio di metri dal reperto che ci interessa e con la seguente epigrafe :
IANUARIUS
CELESTINO
PARTITARIO
MDCCLX
di cui il primo a scrivere è stato sempre il Mattej.
La data di questo curioso reperto è 1761 , mentre abbiamo sempre letto che il ponte è stato fatto costruire nel 1568 dal Vicere’ e Duca Perafan de Rivera.
La ristrutturazione borbonica di questo ponte che sicuramente fu romano, fu fatta con una prima fila di massi calcarei racimolati ovunque e con un piano superiore fatto di mattoni di tufo consumati dalle intemperie.
I romani mai avrebbero usato materiale tufaceo per le spalle dei ponti.
Gennaro Celestino deve essere stato il restauratore del ponte in virtù di un contratto in cui il suo ruolo è la sua figura era definita : Partitario
Altro particolare già conosciuto è la metopa , elemento architettonico di ordine dorico posto spesso sui monumenti funebri romani nel periodo fine-repubblicano e inizio-imperiale.
Dedico il risultato di questa giornata a Mio Figlio Angelo, anch’egli appassionato di archeologia, che ho sognato per la prima volta , proprio questa notte , da quando è in cielo sulle nuvole più belle.
Raffaele Capolino